Vent’anni fa in seguito a vicende personali mi sono ritrovata a dover gestire un piccolo appezzamento in stato di abbandono. Volendo rispettare la vegetazione spontanea con cui la natura si era già impadronita del luogo, ci sono entrata in punta di piedi. Costretta dal comune a liberare la riva di un fossato dai rovi, ho deciso di non tagliare tutto ma di salvare alcuni alberi che con difficoltà vi erano cresciuti in mezzo e tenuto i rovi in una zona dedicata. Così una piccola farnia di nemmeno un metro, in soli vent’anni è diventata la quercia più grande del luogo: un albero meraviglioso.

La farnia cresciuta in vent’anni nel bosco della Persiana

Ho quindi diradato un po’ gli olmi, che erano nati folti come erba ed effettuato pochi altri interventi simili. In questi venti anni quel piccolo lembo di terra libera mi ha insegnato tantissimo. Grazie anche alla mia curiosità ho imparato i nomi degli alberi, delle piante erbacee fiorite, degli arbusti e mi sono innamorata del luogo. Per me è stato bello scoprire cosa nasce spontaneamente su un terreno, senza che nessuno semini nulla. Ci sono alberi che ho capito solo dopo anni cos’erano, come un Frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa) che pensavo fosse un Noce, o un Nespolo, che per anni mi sono chiesta che nome avesse questa pianta dalle foglie così morbide; e poi agli delle streghe, gaggioli puzzolenti e altre specie ancora. Da ultima è comparsa una splendida orchidea: una Serapide maggiore (Serapias vomeracea) che mi ha riempito gli occhi e il cuore di gioia e stupore. Tutto questo quasi a voler suggellare quel giorno speciale in cui, grazie ad una donazione, sono diventata proprietaria di quel piccolo appezzamento.

Il gaggiolo puzzolente (iris phoetidissima)

In questi anni mi sono anche stupita di come un piccolo pezzo di natura sia esposto a molti attacchi da parte degli esseri umani. Come la volta in cui ho scoperto una rete per uccellagione e liberato una capinera o, ultimamente, una intera riva, lungo la strada, avvelenata e coi rami spezzati, a pochi metri dall’orchidea. Cosa dire per concludere: entriamo in punta di piedi nella natura e riceveremo tantissimo.

Il testo di Michela Camaioni e la nota riportata qui sopra sono stati ripresi dalla rivista NATURAinFORMA dell’Associazione Naturalistica Sandonatese

Qui sopra la mappa google della zona Persiana di Cinto Caomaggiore con delineata in rosso la superficie dell’antico Bosco della Persiana, premiato bosco di San Marco della Repubblica di Venezia. L’esistenza di questo bosco è storicamente documentata per circa mezzo millennio ma probabilmente era molto più antico. Gli ultimi suoi alberi furono tagliati dagli eserciti austroungarici durante l’occupazione del 1917/18. Qualche quercia però riprese a crescere dopo la fine della guerra trovando l’humus adatto per ergersi maestosamente, una di queste fu sconsideratamente abbattuta il 30 maggio 2016: tale increscioso evento è gia stato denunciato nelle “Storie di vita agreste” di questo sito, in un articolo intitolato “Piccolo necrologio per una grande quercia”. Qui sotto viene proposto un capitoletto dedicato al Bosco della Persiana ripreso del libro manufatto “Le terre deli boschi e dei tesori” edito dall’Associazione Toulouse Lautrec nel 2012 .

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