a cura di Marcello De Vecchi
A Cinto Caomaggiore il periodo storico che va dal 1923 al 1943 e che solitamente viene definito dagli storici “ventennio fascista” non è ancora stato molto studiato. Probabilmente anche a causa della distruzione dell’archivio comunale da parte dei partigiani durante la lotta di resistenza.
Il fatto più conosciuto in paese risalente a quel perido è sicuramente il primo premio vinto da un carro allegorico allestito dalla azienda Bornancini. Le foto di questo carro sono state pubblicate più volte a partire dal libro “Ricordi di Cinto Caomaggiore” (a cura di Don Danilo Favro, Lucio Pellegrini e Giovanni Cannata, 1985), poi nei calendari comunali curati dalle nostre associazioni e per finire nel catalogo dell’artista cintese Tullio Marcorin uscito nel 2024, il quale fu autore dello schizzo preparatorio del carro, ritrovato qualche anno fa nell’archivio della Villa Bornancini.

In tali pubblicazioni però non vi era riportato il luogo e la data di tale manifestazione e nemmeno la consistenza di questo primo premio. Ora invece, grazie al ritrovamento di un documento nell’archivio della Villa Bornancini, possiamo inquadrare storicamente tale evento.
Il premio fu vinto durante la VIII festa dell’uva di Portogruaro che si svolse il 3 ottobre 1937.

Inizialmente tale manifestazione era chiamata “Giornata dell’uva” e fu indetta per la prima volta il 28 settembre 1930. Faceva parte di una serie di manifestazioni (giornate del pane, del frutto, del gelso e dell’albero) con il quale il regime intendeva ampliare il consenso nel mondo rurale. Nel 1931, sembra per volere dello stesso Mussolini, tale giornata si tramutò in festa popolare. In realtà “la festa dell’uva” fu istituita anche per fronteggiare un momento di crisi del settore vitivinicolo, causato da una sovrapproduzione e così stimolare il consumo interno. In tale contesto, seppur in contrasto con la iniziale politica antialcolica del regime, si arriverà a sostenere che anche il vino, in dosi moderate, è un valido alimento e un sostanziale aiuto al miglioramento della razza. Tale correzione di intenti permetteva al regime di trovare largo consenso fra la popolazione contadina. L’organizzazione annuale della festa fu affidata all’Opera nazionale del dopolavoro, istituita gia nel 1925 per “l’elevazione morale e fisica del popolo, attraverso lo sport, l’escursionismo, il turismo, l’educazione artistica, la cultura popolare, ecc.” . Tale istituzione era sorta per controllare politicamente la popolazione anche durante il tempo libero e contribuire così a plasmare “l’uomo nuovo dell’era fascista”. Tale suo aspetto prettamente politico è ben visibile anche nelle firme nel documento citato dove il presidente del dopolavoro risulta essere anche segretario del fascio.
Al carro cintese dell’Azienda Bornancini che partecipò alla VIII festa dell’uva di Portogruaro venne assegnato “il diploma di I° grado”, mentre il premio consisteva in 50 lire (circa 60 euro di oggi) da dividere con tutti i partecipanti alla sfilata.

Nelle foto si possono contare fra i conduttori e le persone sopra il carro circa una quindicina di partecipanti, alcuni dei quali in camicia nera. Dunque il premio nella realtà consisteva in circa 3 lire a testa, il denaro necessario per acquistare allora una bottiglia di vino.
Non credo che tale premio abbia dato un contributo significativo all’economia dei partecipanti. Però se guardiamo le foto possiamo dedurre le ragioni che favorirono la popolarità che questo carro ebbe in seguito in paese. Nell’allestimento del carro infatti c’era tutta la retorica fascista “imperiale” di quel periodo improntata ad osannare Mussolini (considerato perfino dal parroco di allora, don Giovanni Fratta, “uomo unto dal signore”) e ad esaltare la conquista dell’Etiopia con la frase “Roma doma”. Un tale messaggio politico ebbe sicuramente molta più presa nei giurati fascisti portogruaresi del contenuto estetico del carro e a Cinto, l’amministrazione fascista dell’epoca, approfittò di tale premio irrisorio per far credere di essere di fronte ad uno degli eventi storici più importanti della comunità cintese, con l’evidente scopo di intensificare la propaganda fascista.

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